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Nella Stanza del Baldacchino, la regina di Inys sedeva sul letto sorseggiando latte di mandorla da una coppa. Ead si accomodò davanti al fuoco per finire di acconciarsi i capelli. Si sentiva addosso lo sguardo di Sabran, tagliente come una lama. «Hai preso le loro parti.» Ead si immobilizzò. «Mia signora?» «Hai dato ragione a Ros e Kate sul nome.» La discussione era avvenuta giorni prima: doveva aver covato l’amarezza da allora. «Volevo che mia figlia portasse in sé un ricordo del padre» continuò in tono piccato. «Sarà pure morboso, ma è l’ultimo posto dove siamo stati insieme. È lì che ha saputo che aspettavo una bimba. E lì che ha giurato di amarla per sempre.» Ead si sentì invadere dal rimorso. «Volevo sostenervi,» disse «ma pensavo che Lady Roslain avesse ragione sull’importanza di rispettare le tradizioni. E lo penso ancora.» Si legò la treccia. «Perdonatemi, Maestà.» Con un sospiro, Sabran indicò il letto. «Vieni. Fa freddo stasera.» Ead annuì. I muri del Palazzo di Ascalon non trattenevano il calore come quelli di Casa del Rovo. Spense tutte le candele tranne due e raggiunse la regina sotto le coperte. «Sei diversa, ultimamente» commentò Sabran. «Cosa ti turba, Ead?» Le idee pericolose di una sciocca ragazzina.