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Guido Reni<break strength="x-strong"/> Bologna <say-as interpret-as="date" format="y">1575</say-as> – <say-as interpret-as="date" format="y">1642</say-as><break strength="x-strong"/> Elemosina di San Rocco, 1610<break strength="x-strong"/> Acquaforte e bulino millimetri 284 x 450<break strength="x-strong"/> <p>La produzione acquafortistica del Reni, pur non essendo paragonabile a quella pittorica, appare pregevole per l’immediatezza e la felicissima libertà di esecuzione. Nella storia dell’incisione l’opera del Reni media il passaggio dal linguaggio rinnovato di Agostino Carracci alla ariosa improvvisazione degli acquafortisti del diciassettesimo secolo.</p> <p>L’elemosina di San Rocco riproduce in controparte e con alcune varianti una grande tela dipinta da Annibale Carracci nel <say-as interpret-as="date" format="y">1595</say-as>, per la Confraternita di San Rocco a Reggio Emilia, oggi conservata a Dresda presso la <lang xml:lang="de-DE">Gemäldegalerie Alte Meister</lang>. </p> <p>L’episodio rappresentato trae origine più dalla leggenda che dalla vita reale del Santo: mostra San Rocco intento a distribuire la sua cospicua eredità ai poveri, prima di partire come pellegrino mendicante per Roma. Rispetto al quadro l’incisione presenta la notevole variante costituita dall’introduzione di due uomini barbuti contro un pilastro sull’estrema destra. Questo ha indotto molti studiosi a ritenere che l’acquaforte possa derivare piuttosto che dal dipinto di Annibale, da un disegno preparatorio poi non tradotto integralmente in pittura. L’aggiunta dei due personaggi potrebbe essere opera dello stesso Reni, che nella figura guarda che verso l’esterno ha ritratto sé stesso e nell’altra Annibale Carracci autore del dipinto.</p> <p>Tra le iscrizioni lungo il marine inferiore, è da rilevare - oltre a quella relativa ad Annibale Carracci - la citazione dell’incisore ed editore vicentino Pietro Stefanoni (<say-as interpret-as="date" format="y">1557</say-as> – <say-as interpret-as="date" format="y">1642</say-as>) attivo a Roma nella prima metà del Seicento.</p>