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Paolo Cacchiatelli e Gregorio Cleter<break strength="x-strong"/> Badia di Valvisciolo, 1865<break strength="x-strong"/> Acquaforte millimetri 163 per 273<break strength="x-strong"/> Fondo storico dell’Abbazia<break strength="x-strong"/> L’incisione con la Badia di Valvisciolo (163×273 millimetri) appartiene alla collezione del fondo storico del Museo dell’Abbazia. Fa parte di una serie di acqueforti realizzate da Paolo Cacchiatelli e Gregorio Cleter – gli «Artisti editori», così sono citati nei testi delle tavole – per divulgare le imprese artistiche, architettoniche, urbanistiche e scientifiche promosse da papa Pio IX.  Venne pubblicata ne Le scienze e le arti sotto il pontificato di Pio IX, un’opera in tre volumi, edita a Roma tra il 1865 e il 1870 e illustrata con 176 tavole, corredate da commenti critici di intellettuali romani del tempo, da Pietro Petri a Francesco Cerroti, da Carlo Mascherpa a Domenico Bonanni. Nell’ampia veduta scenografica è rappresentata la solenne visita che Pio IX tenne il 12 maggio 1863 nell’Abbazia di Valvisciolo, per inaugurare un ponte a tre luci che avrebbe migliorato i collegamenti tra la Badia con i centri abitati del territorio e appurare lo stato di avanzamento dei lavori di risistemazione del monastero, da alcuni decenni in stato di totale abbandono. Secondo le cronache del tempo il pontefice venne accolto da un gran numero di devoti festanti: “Il cielo era brillante, le popolazioni di Sermoneta, Norma, Carpineto, Bassiano, Cori, Sezze e Terracina, erano già accorse tutte, onde godere della presenza del Sommo Pio, e rassegnargli la fedele sudditanza, e religioso ossequio. Appena giunto il treno dell’Augusto Pontefice e Re nello spianato, le grida infinite di circa ventimila accorsi sudditi fedeli, assordarono l’aure di laudi, di evviva, e di saluti, implorando la Santa Benedizione. Nei circostanti monti sventolavano grandiose bandiere bianco-gialle, ed al fragore dei colpi di mortali, che traevano dalla fortezza di Sermoneta, dal castello di Norma, e dal monte Corvino, procedeva il treno di Sua Santità, e per la nominata strada nuova, ai cui lati erano erette spesse colonne di verdeggiante mirto, ed arricchita di due archi di trionfo con analoghe iscrizioni fatti erigere per cura di Sermoneta e Norma da valenti ingegneri della capitale”. L’evento, rappresentato in dipinti e incisioni, costituisce per l’abbazia cistercense l’inizio di una vera e propria rinascita.