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Giovan Battista Piranesi<break strength="x-strong"/> Prospettiva della scala della conserva d’acqua, 1764<break strength="x-strong"/> (dalle Antichità d’Albano e di Castel Gandolfo,)<break strength="x-strong"/> Acquaforte millimetri 401 per 293<break strength="x-strong"/> Donazione Guglielmo Guidi (del febbraio 2002)  <break strength="x-strong"/> Architetto, archeologo e, soprattutto, incisore, Giovan Battista Piranesi è la personalità di maggior rilievo del panorama incisorio italiano del XVIII secolo. Autore di quasi 1000 stampe, l'artista veneziano è un autentico mago delle morsùre. Elabora uno stile assolutamente nuovo ed originale, spinge le possibilità della tecnica incisoria sino all’estremo creando contrasti chiaroscurali sino ad allora impensabili. Nel 1761 l’amore per la riscoperta dei rottami antichi e la nostalgia di una grandezza ormai irrimediabilmente perduta, inducono l’Artista a spingersi nella Campagna romana, ricca di un infinito numero di reperti archeologici e di imponenti antiche costruzioni. Il viaggio lo porta ad Albano, Castel Gandolfo e Cori, luoghi a cui dedicherà splendide pagine incise. Tre anni dopo, nel 1764, Piranesi pubblica l’ampia serie incisoria (in totale 26 acqueforti) delle Antichità d’Albano e Castel Gandolfo, dedicate a Papa Clemente XIII, amico e protettore della famiglia Piranesi. La Prospettiva della scala della conserva d’acqua è la quattordicesima tavola e raffigura l’interno del cosiddetto Cisternone, grandioso serbatoio sotterraneo fatto erigere da Settimio Severo e tuttora efficiente. Domina la scena la grande scalinata, che conduce sino al centro della veduta. La plumbea atmosfera e l’immancabile quanto drammatica umanità di diseredati, sembrano evocare lontani echi delle Carceri – le visionarie incisioni edite da Piranesi nel 1750 - in cui la luce e le tenebre sono incontrastati padroni di un mondo senza tempo.