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È la più nota, grazie a Virgilio. Essa è in fondo la Sibilla Eritrea portata dai coloni ionici a Cuma e diventata, grazie alla sua relazione con Roma, una figura indipendente fino ad assumere un suo nome proprio, Demo o Demofile (in Virgilio Deifobe). Famosa per essere stata visitata da Enea. La Sibilla svolgeva la sua attività oracolare nei pressi del Lago d’Averno, a Pozzuoli, presso Napoli, porta dell’Oltretomba, secondo la religione greco-romana. Inferi o Averno erano infatti sinonimi. L’Averno è situato in un cratere vulcanico. Da qui cominciò il viaggio di Enea nell’Ade e poi quello di Dante nella Divina Commedia. La Sibilla profetizzava in una caverna, conosciuta come l’antro della Sibilla, dove la sacerdotessa, ispirata dalla divinità, trascriveva in esametri i suoi vaticini su foglie di palma le quali, alla fine della predizione, erano mischiate dai venti provenienti dalle cento aperture dell'antro, rendendo i vaticini appunto "sibillini". La sua importanza era nel mondo italico pari a quella del celebre oracolo di Apollo, a Delfi, in Grecia. Nel dipinto sermonetano essa appare giovane, indossa abiti preziosi e mostra un libro su cui si distinguevano, a causa dello stato di degrado dell’affresco, solo le parole DEIPARA VIRGO: Vergine genitrice