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Geremia, il secondo dei quattro profeti maggiori (insieme a lui Isaia, Ezechiele e Daniele), a causa delle sue dure profezie, viene perseguitato e imprigionato, e vede con grande dolore la caduta di Gerusalemme. Vissuto settantacinque anni dopo Isaia, diviene profeta in un momento di profonda corruzione e decadenza morale. Imprigionato a causa delle sue profezie giudicate troppo pessimiste. Assiste la caduta di Gerusalemme nel 587-586 avanti Cristo a opera dei Babilonesi e viene accolto con favore dal sovrano Nabucodonosor. Proprio durante l’assedio di Gerusalemme avrebbe scritto il libro biblico delle Lamentazioni, da cui è tratto il testo della iscrizione che appare nell’affresco: "LAEBITUR VIRGO IN CORO" dal capitolo 31 intitolato “Israele ritornerà”, uno stralcio del versetto 13 la cui traduzione integrale recita: Allora si allieterà la vergine alla danza; i giovani e i vecchi gioiranno. Io cambierò il loro lutto in gioia, li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni. Il profeta – che occupa uno dei due semi-pennacchi – è rappresentato come un vecchio barbuto e dallo sguardo severo, con il capo coperto da un mantello che sorregge con la mano sinistra una lastra iscritta; ai suoi piedi si legge HIEREMIAS, C 31, con riferimento al capitolo del suo libro.