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Suscita particolare interesse la presenza di un uomo con barba aggrappato al catafalco, le cui mani sono mozzate dall’angelo che impugna una spada, posto a destra. L’episodio è descritto nei vangeli apocrifi, ripresi nel testo medievale della Legenda aurea di Jacopo da Varagine. In essi si narra del tentativo dell’ebreo principe dei sacerdoti di rovesciare il catafalco funebre della Vergine durante il trasporto al sepolcro, fallito per l’intervento divino impersonato dall’azione dell’angelo. Rappresentazione iconografica poco diffusa in Italia e rara a partire dalla seconda metà del XVI secolo, allorché il Concilio di Trento (1545-1563) raccomandò come fonte di ispirazione in campo figurativo i testi canonici in sostituzione di quelli apocrifi, abbondantemente utilizzati nel medioevo e durante il Rinascimento. Alcuni studiosi interpretano la figura in senso antiebraico – ostilità giustificata dal potere economico raggiunto dai giudei attraverso la pratica dell’usura – delle comunità del Lazio meridionale e in particolare di quella locale, dove c’era una forte presenza di ebrei, accettati nel tre-quattrocento ma progressivamente banditi dal papato alla fine del XVI secolo. Peraltro, nel 1603 i Caetani ottennero da Clemente VIII la concessione di istituire un Monte di Pietà a Sermoneta per contrastare la politica dell’usura, appannaggio del popolo ebraico.