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ne' tantomeno nella volonta' di cercare di emergere e staccarsi dal contesto, dalla normalita'. L'indipendenza da lei cercata e' fondamentalmente economica (il che la costringe in un certo senso a dover affrontare mansioni maschili), ma l'unica ragione di cio' e' la volonta' ferma, almeno inizialmente, di voler restare fedele al defunto marito, di poter evitare la necessita' altrimenti inevitabile di risposarsi. Molto piu' provocatoria ed anti-sociale e' a questo punto Akemi, in giro perennemente svestita e senz'alcun pudore, lei, donna giapponese, e in quanto tale pudicissima per antonomasia; ben piu' moderno e' il vecchio suocero Otonashi a comprendere la sua situazione, e a cercare di slegarla dal ricordo del figlio (!!!), quasi fosse stata lei figlia, e Soichiro congiunto; ben piu' atipico e' a questo punto pure il padre, gelosissimo e terrorizzato dall'idea di poterla perdere, quando principale interesse dei padri giapponesi era ancora quello di trovare alle figlie una buona "sistemazione", anche mediante matrimoni programmati. E che dire della Tokyo rappresentata? Tokyo, capitale di una societa' frenetica ed alienante, irrequieta, in perenne trasformazione..? La Takahashi la dipinge a toni di pastello, acquerellati, distesi, come fosse un piccolo borgo di campagna in cui conta la vita semplice piu' che la scalata al successo, ne evidenzia gli aspetti positivi e le sfumature di umanita', anziche' sostare l'attenzione sugli elementi di estraneamento e di degrado, escludendo ogni minima intenzione polemica. Il contenuto effettivo di Maison Ikkoku si pone in netto contrasto da cio' che da esso ci si potrebbe aspettare... Ma allora, senza la componente fantastica, relegata a espediente la componente comica, controllata ed arginata la componente romantica, una volta eliminato anche l'intento critico-rappresentativo, cosa resta? Quale puo' essere il significato di un'opera del genere, posto che non sia (e non e') un pura necessita' commerciale o un semplice divertissiment dell'autore, pardon, dell'autrice? Che resta?.. Resta la necessita' di dare sfogo a una storia che, come ho detto prima, si e' liberata da se'; resta il bisogno di comunicare una consapevolezza piu' alta, slegata da ogni contestualizzazione e quindi universale ed immutabile: la consapevolezza del Tempo, vero protagonista assoluto dell'opera. La vita non viene vissuta, vive essa stessa; il Tempo domina ognidove cancellando e riscrivendo; tradizione e modernita' non sono che un un'unica cosa, passato e futuro componenti di un unico Tempo. Tutto pare fermo in Maison Ikkoku, tutto pare cosi' tranquillo che ci si dimentica che i personaggi vivano e respirino, che invecchino, che abbiano necessita' e scadenze. Solo il treno ci ricorda, nell'anime, incessante ed ossessivo, ci ricorda che il Tempo scorre furioso, e che questo angolo al di la' di ogni spazio e' in realta' anch'esso parte del chaos e della schizzofrenia del mondo, del mondo giapponese. Eppure, inspiegabilmente, le principali sensazioni comunicate dalla sua lettura o visione sono una rassicurante serenita', e un'amorevole dolcezza. Dunque cosa trionfa alla fine, la dolcezza o l'amarezza? La ragione o l'istinto? Lo sconforto e la freddezza della razionalita', o l'ameno tepore delle sensazioni piu' capillari? La storia si conclude essenzialmente con un matrimonio, ma Kyoko, dopo la morte del primo marito, aveva posto fine ai sogni ed alle speranze, alla passione ed alle illusioni d'amore. Questo matrimonio, dicono, e' un matrimonio amaro, perche' l'amore del tenacissimo Godai non sara' mai ricambiato in via totale, perche' l'interesse di Kyoko e' la ricerca della stabilita' e della sicurezza. Ma allora perche' non Mitaka? Perche' ostinarsi a vivere alla Maison Ikkoku?.. Quesiti, quesiti. Ininfluenti. Manga ed anime sono di una dolcezza senza pari, per quanto amare siano le riflessioni che possono indurre, per quanti turbamenti si possano creare nell'animo del lettore-spettatore; la mano della Takahashi ha voluto coprire e scacciare tutto con una dolcezza senza significanti e senza significati, senza ragioni o cause, col puro intento, forse, di trasmettere emozioni. E nel contempo ha finito con il creare qualcosa di straordinario ed ingestibile. Maison Ikkoku. Un'ultima menzione ai principali autori della versione animata, stupenda, ai bravissimi registi Yamazaki Kazuo, Yoshinaga Hisayuki, Anno Takashi e Sekida Osamu, ai character designer Moriyama Yuji e Takada Akemi, a Sugiyama Takuo, autore dell'indimenticabile colonna sonora. Un grazie a tutti loro.