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Il termine “emozione” significa “energia in movimento”. Siate fedeli alle vostre emozioni, usate cervello e sentimenti a vostro vantaggio, non contro voi stessi». «Ehi!» echeggiò Mike. «Non preoccupatevi di quello che ho appena detto. Lo comprenderete meglio nei prossimi anni. Limitatevi ad analizzare le vostre emozioni, a non reagire. Molti non sanno che sono i loro sentimenti a condizionare i pensieri che coltivano. Le vostre emozioni sono vostre, ma dovete imparare a ragionare con la testa». «Può farmi un esempio?» domandai. «Certo», continuò lui. «Quando un uomo dice: “Ho bisogno di trovare un la- voro”, probabilmente sono i suoi sentimenti a parlare. È la paura di essere squattrinato a generare quel pensiero». «Ma la gente ha bisogno di soldi per campare», protestai. «Sicuro», sorrideva lui. «Ciò che voglio dire è che spesso è la paura a determinare il ragionamento». «Non ho capito», intervenne Mike. «Per esempio», completava lui, «se insorge la paura di non avere abbastanza soldi, invece di precipitarsi a trovare un lavoro per mettere assieme una certa somma, potrebbero porsi questa domanda: “A lungo termine, il posto che trovo è la soluzione migliore per i miei timori?» Secondo me, la risposta è negativa. Specie se il termine è così lungo quanto la vita di una persona. Un posto di lavoro è una soluzione a breve termine per un problema di lungo periodo». «Ma mio padre ripete sempre: “Frequenta le lezioni, studia e prendi buoni voti, che poi troverai un posto fisso”» protestai perplesso. «Sì, capisco che possa dirlo», precisò sorridendo. «Molti genitori danno questo consiglio, che in effetti sembra una buona idea. Ma lo danno soprattutto perché hanno paura». «Vuol dire che mio padre si esprime così perché è un fifone?» «Sì», diceva lui. «È terrorizzato dal fatto che potreste non essere capaci di guadagnare e inserirvi nella società. Non mi fraintendere. Lui ti vuole bene e desidera il meglio per te. Credo inoltre che la sua paura sia giustificata. L’istruzione e un lavoro sono cose importanti. Ma non eliminano la paura. Vedi, la paura che lo fa alzare alla mattina per racimolare qualche dollaro è la stessa che lo rende così fanatico per farvi frequentare la scuola». «Di conseguenza, cosa ci suggerisce?» indagai. «Voglio insegnarvi a padroneggiare il potere dei soldi. A non averne paura. È una cosa che non fa parte dei programmi scolastici. Se non la imparate, diventerete schiavi dei soldi». Finalmente cominciavo a intravedere un senso. Il padre ricco voleva che ampliassimo le nostre vedute, che vedessimo ciò per cui erano ciechi la signora Martin, gli altri suoi impiegati, e anche mio padre, se è per questo. Adduceva esempi spietati e dolorosi, ma non li ho mai dimenticati. Quel giorno, allargai le mie prospettive, iniziando a scorgere il tranello in cui cadevano molte persone. «Vedete, in fondo siamo tutti impiegati. Solo che lavoriamo su vari livelli», integrava il padre ricco. «Voglio darvi la possibilità di evitare la trappola, quella creata dalle emozioni di paura e desiderio. Usatele a vostro vantaggio, non contro di voi.