Read Aloud the Text Content
This audio was created by Woord's Text to Speech service by content creators from all around the world.
Text Content or SSML code:
Ridacchiando proseguì: «Non vi sembrano buoni venticinque centesimi all’ora? Non vi fanno battere il cuore un po’ più in fretta?» Negai con la testa, ma dentro di me la pensavo diversamente. Per noi, venticinque centesimi erano una bella sommetta. «Bene, vi riconosco un dollaro all’ora», si corresse con un sorriso furbo. Il mio cuore andava a mille, la mia mente mi spingeva ad accettare, non riuscivo a credere a quello che sentivo. Tuttavia, me ne stavo zitto. «Bene, due dollari all’ora». Il mio cuoricino quasi mi esplodeva nel petto. In fondo, eravamo nel 1956 ed es-sere pagati due dollari all’ora mi avrebbe reso il ragazzino più ricco del mondo. Non riuscivo a concepire di poter guadagnare tanto. Volevo stare ai patti, accettare le nuove condizioni. Già immaginavo la bicicletta nuova, un nuovo guanto da baseball e lo stupore degli amici quando avrei fatto vedere loro il contante che avevo in tasca. Inoltre, Jimmy e i suoi amici non avrebbero più potuto prendermi in giro. Eppure, per qualche motivo la mia bocca non si apriva. Forse mi si era riscaldato troppo il cervello, si era fusa una valvola. Nel fondo del cuore, però, volevo disperatamente quei due dollari all’ora. Il gelato si era sciolto e mi stava colando sulla mano. Era rimasto solo il bastoncino, sotto cui giaceva una pozza di vaniglia e cioccolato appiccicosi, ove si addensavano le formiche. Il padre ricco stava osservando due ragazzini che lo fissavano con gli occhi spalancati e il cervello vuoto. Sapeva di averci messo alla prova e che, emotivamente, volevamo accettare le nuove condizioni. Sapeva che ogni essere umano ha una parte debole e bisognosa che può essere comprata. Ma anche che ciascuno di noi ha un’anima forte, decisa e incorruttibile. È solo questione di quale parte prevalga. Nella sua vita, lui aveva messo alla prova migliaia di persone. Lo aveva fatto ogni volta che aveva concesso un colloquio di assunzione. «Va bene, cinque dollari all’ora». Un improvviso silenzio dentro di me. Era cambiato qualcosa. L’offerta era spropositata, direi assurda. Nel 1956 pochi adulti potevano vantarsi di essere pagati meglio. La tentazione svaniva e si instaurava la calma. Mi voltai lentamente verso Mike, che si stava girando per guardarmi. La parte di me che era debole e bisognosa era ridotta al silenzio. La parte di me che non aveva prezzo aveva preso il sopravvento. C’era una calma e una certezza sul denaro che si erano imposte nel mio cervello e nella mia anima. Intuivo che anche Mike fosse arrivato a quel punto. «Bene», disse il padre ricco con tono tranquillo. «Quasi tutti hanno un prezzo. E lo hanno a causa dei sentimenti umani che chiamiamo paura e avidità. In primo luogo, il timore di essere squattrinati ci motiva a lavorare duro; poi, riscossa la paga, l’avidità o il desiderio ci inducono a pensare alle cose acquistabili con i soldi. Così, si fissa un modello». «Quale modello?» chiesi. «Il modello che consiste nell’alzarsi dal letto, andare al lavoro, pagare le tasse, rialzarsi dal letto, andare al lavoro, pagare le bollette… In questo modo, la vita è dominata per sempre dalle due emozioni, paura e ingordigia. Pagateli meglio e perpetueranno il ciclo aumentando anche le loro spese. Questo è ciò che ho definito Corsa del topo». «Esiste un’altra strada?» domandò Mike. «Sì», replicò con calma il padre ricco. «Però, la imboccano solo poche persone». «Quale?» chiese subito Mike. «È quella che spero troverete voi, ragazzi, mentre lavorate e studiate con me. Ecco il motivo per cui vi ho tolto la paga».