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Durante lo scorso anno scolastico dei ragazzi di terza sono venuti nella nostra classe per presentarci dei libri, forse per trasmetterci la voglia di leggere. Proprio in quell’occasione ci hanno proposto la lettura del libro “L’uomo che piantava gli alberi”. Io non l’avevo letto, ma mi ha colpito. Amo molto leggere, ma in quel periodo avevo altri libri per la testa, e comunque durante l’anno scolastico non riesco a dedicare molto tempo alla lettura. In questi giorni questo libro mi è stato riproposto dalla professoressa di italiano per uno spunto di riflessione sull’ambiente, così tanto maltrattato in questi ultimi anni. Non avendo letto il libro mi sono documentato su internet e ho cercato di capire bene la trama di questo libro. Ne sono rimasto molto colpito! Il narratore racconta che il protagonista, all’inizio della sua vita viveva in una fattoria con la moglie e il figlio. Poi improvvisamente perse prima il figlio e poi anche la moglie. La tristezza di queste perdite lo spinse a vivere in solitudine tra le montagne. Vi andò a vivere quando aveva cinquant’anni circa. Viveva in una casa ordinata, pulita e anche lui era una persona che si curava e aveva abiti puliti e ordinati. Badava ad un gregge di pecore, ma la sua grande passione era piantare alberi ( inizialmente querce, poi anche faggi e betulle ). Inizialmente il posto dove era andato ad abitare era deserto, disabitato, senza acqua e arido. Egli cominciò a piantare cento alberi al giorno e li piantò per oltre trent’anni. Cominciò anche ad allevare api per l’impollinazione. Gli alberi che piantò sopravvissero alla guerra del 1914 e del 1939 e, dopo la seconda guerra venne una delegazione del governo a fare visita a quei meravigliosi posti, dove si diceva fosse nata una maestosissima foresta “naturale” e misero questo luogo sotto tutela dello Stato. Ora qui scorrevano anche i ruscelli che erano stati secchi per anni. Il vento disperdeva i pollini e faceva crescere altri alberi. Anche le persone cominciarono ad abitarci e tutt’intorno vi era un clima di felicità e armonia. Una frase che mi ha colpito molto è stata: “Tutto era scaturito dalle mani e dall'anima di quell'uomo senza mezzi tecnici ( usava solo una sbarra di ferro lunga un metro e mezzo per fare un buchino dove avrebbe adagiato una ghianda ). Si comprendeva come gli uomini potevano essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre alla distruzione”. Il protagonista si chiamava Elzéard Bouffier e visse fino all’età di 87 anni, sempre piantando alberi. “Il lavoro calmo e regolare, l'aria viva d'altura, la frugalità e la serenità dell'anima avevano conferito al vecchio una salute solenne, un'atleta di Dio”. Il protagonista piantando alberi mi ha dato un grande esempio di amore per la natura e mi ha fatto capire, inoltre, che basta veramente molto poco per riuscire a fare delle cose immense, come la realizzazione di una foresta.